Tutti sono riuniti in una stanza, Hercule Poirot sta per rivelare l’assassino. Un epilogo ormai classico, immortale, quintessenza del genere giallo. Il baffuto detective belga, creato da Agatha Christie, riflessivo e ironico, ha la capacità di rendere rassicuranti racconti di delitti, tradimenti e varie nefandezze del genere umano. Nelle ricostruzioni di Poirot tutto diviene astrazione, una dolente riflessione sulla natura umana, una maniera unica di inquadrare vizi e virtù della borghesia. Assassinio sull’Orient Express è forse il più celebre ed eccentrico tra i casi risolti dall’infallibile Poirot. Di certo quello che ha goduto di più trasposizioni cinematografiche, a partire da quella diretta da Sidney Lumet nel 1974, in cui a vestire i panni del detective è Albert Finney. In seguito sarà Peter Ustinov a interpretare più volte Poirot, divenendo una maschera immortale, a cui l’investigatore è comunemente associato. Nel 2017, quando un remake non si nega a nessuno, il treno riprende a sbuffare e la pantomima di delitti e menzogne ricomincia il suo iter. Ora è Kenneth Branagh a lisciarsi i baffi ed elaborare teorie, nel doppio ruolo di regista e protagonista.