Giurato numero 2

  • Venerdì 20 Dicembre – Ore 21:00
  • Sabato 21 Dicembre – Ore 21:00
  • Domenica 22 Dicembre – Ore 16:00 e Ore 21:00
  • Lunedì 23 Dicembre – Ore 21:00 in lingua originale 🇺🇸 sottotitolata in italiano

Savannah, Georgia. Il giornalista Justin Kemp (Nicholas Hoult) è un ex alcolista che non tocca un goccio di alcol da quattro anni. Ora vive con la moglie Ally (Zoey Deutch) da cui sta per avere un figlio. Viene convocato come giurato (il numero 2) in un processo per omicidio. James Sythe (Gabriel Basso), uomo dal passato criminale, è accusato di avere barbaramente ucciso un anno prima la compagna Kendall (Francesca Eastwood, figlia del regista), dopo una violenta discussione in un bar. Durante il processo Justin comincia a ricordare che la notte dell’omicidio si trovava nel bar in cui James e Kendall hanno litigato. Forse quella notte è stato proprio lui a investire inavvertitamente la ragazza sul bordo della strada? Tra gli altri giurati c’è un ex poliziotto (J.K. Simmons) che indaga contrariamente al regolamento processuale… L’avvocato dell’accusa è l’aspirante politica Faith Killebrew (Toni Collette). La difesa d’ufficio è del talentuoso Eric Resnick (Chris Messina). Cosa è successo davvero quella notte?

Fonte – Style.corriere

The Holdovers – Lezioni di vita

  • Martedì 17 Dicembre – Ore 21:00
  • Mercoledì 18 Dicembre – Ore 21:00 in lingua originale 🇺🇸 sottotitolata in italiano
  • Mercoledì 25 Dicembre – Ore 21:00
  • Giovedì 26 Dicembre – Ore 21:00

Il cinema di Alexander Payne, sempre in bilico tra commedia esistenziale e dramma intimista, trova nella scrittura dei personaggi, nelle loro psicologie, nella quadratura degli spazi e degli ambienti il punto di forza. The Holdovers – Lezioni di vita (ispirato al film del 1935 Vacanze in collegio di Marcel Pagnol), non solo non fa eccezione, ma si pone come una delle migliori e più ispirate opere del regista statunitense. Ambientato durante le vacanze natalizie del 1970 in un istituto scolastico privato per rampolli dell’alta borghesia, segue le vicende del professore di civiltà antica, Paul Hunham (Paul Giamatti, vincitore del Golden Globe), e di un gruppetto di studenti di varie età – tra questi il brioso e scapestrato Angus Tully (il debuttante Dominic Sessa) – impossibilitati a tornare a casa dalle famiglie. Insieme a loro la responsabile della mensa, Mary Lamb, in lutto per la prematura morte in guerra del figlio 20enne. Sono personaggi complessi, stratificati, segnati dalla vita. Il tono è brillante, pieno di humor e colmo di battute pungenti e sagaci, marchio di fabbrica del cinema verboso di Payne. Il film inizia con il campo lungo della scuola circondata dalla neve. Luogo di passaggio per eccellenza che, giocoforza, conduce alla vita adulta e alla scoperta di sé. Il coming of age, diventato ormai un vero e proprio (sotto)genere, con tutto il corollario di azioni e situazioni che portano alla crescita (sviluppato quasi sempre all’interno di un arco temporale ridotto), copre soltanto una porzione del racconto.

Il rapporto contrastante e conflittuale tra il professore integralista e il giovane Tully e il viaggio on the road dal New England a Boston – che cambierà la vita di entrambi – sta al centro del racconto, ma non è l’unico. Payne fa i conti con la storia e la politica. Rievoca il fantasma del Vietnam e riflette in controluce sulle sperequazioni sociali, sul classismo, la rabbia e il senso di frustrazione della working class (il figlio di Mary Lamb è chiamato alle armi perché impossibilitato a pagarsi il college). La malattia mentale, l’elaborazione del lutto e la solitudine sono temi che Payne tratta senza ingolfare e appesantire la storia, mantenendosi in perfetto equilibrio tra dramma e commedia. Paul Giamatti è bravissimo a dare corpo allo scorbutico (dal cuore d’oro) professore Hunham. La sua mimica e l’espressività sono ormai pienamente mature. Ma intensa è anche la performance di Da’Vine Randolph, mater lacrimarum, spezzata e resiliente. Il décor e la patina vintage rendono facile l’adesione e l’empatia. È un film semplice, emozionante, a tratti programmatico The Holdovers, e non dice nulla di nuovo. Riuscendo tuttavia ad essere contemporaneo e universale, rassicurante e non banale.

Fonte – spietati

Eterno visionario

  • Venerdì 13 Dicembre – Ore 21:00
  • Sabato 14 Dicembre – Ore 21:00
  • Domenica 15 Dicembre – Ore 16:00 – Ore 21:00
  • Lunedì 16 Dicembre – Ore 21:00
  • Mercoledì 18 Dicembre – Ore 15 (in collaborazione con SPI di Ferrara – Lega di Cento)

Michele Placido, giunto al suo quattordicesimo film, decide di raccontare il drammaturgo siciliano come non era stato mai “visto”, ovvero facendo del privato del protagonista il proscenio dove assurgono a vita e si giustificano le ossessioni e la poetica dei romanzi e delle piece teatrali. Invece che relegarlo a un riempitivo popolato da personaggi pensati come funzioni narrative o come semplice appendici del racconto, lo spazio famigliare prende vita attraverso una drammaturgia che di moglie e figli fa i veri teatranti all’interno del film. Placido ne dà legittimazione nell’immagine finale in cui la natura onirica del contesto, quando i familiari e Marta Abba – musa e attrice nella quale Pirandello trovò una platonica via di fuga ai propri tormenti esistenziali -, radunati attorno alla salma di Pirandello per un ultimo saluto, sembrano svelare la loro doppia natura, quella di esseri umani in carne e ossa e allo stesso tempo proiezioni fantasmatiche dei personaggi che hanno popolato le opere dello scrittore.

Fonte – OndaCinema